Solitamente si dice: di tutti gli scudetti (e questi sono 9 di fila), il più bello è sempre l’ultimo. Invece stavolta è il più brutto. Non il più sofferto, ci sono state annate più insidiose, quando ad esempio un gol di Koulibaly sembrò spezzare la catena infinita. Il termina “più brutto” ingloba tante situazioni.
1) la sensazione di una società confusa, che ha fatto a lungo, l’estate scorsa, la misteriosa sul nome dell’allenatore, sperando di arrivare a quelli sognati, per poi far credere di appagarsi con Sarri; un mercato scellerato che ha dato in mano al nuovo allenatore un centrocampo di cartone, difensori esterni latitanti, la quasi assenza di attaccanti d’area; la voglia irrefrenabile di vendere forse l’unico elemento talentuoso con un futuro (Dybala), che grazie al cielo ha rifiutato a lungo il trasferimento, diventando l’uomo chiave della stagione e si potrebbe continuare.
2) L’addio di Ossimoro aveva spalancato la speranza di vedere finalmente giocare la Juve con più brillantezza, sugli standard europei, insomma possibilmente vincere e divertire; poi c’era anche il sogno Champions, ma diciamo che quello non era certamente automatico (come può esserlo per una squadra che ha perso 7 finali?) e forse si sarebbe barattato uno scudetto, perché alla fine anche vincere sempre sminuisce entusiasmo e valore, per fare un’annata spumeggiante e gettare le basi per arrivare, magari in un paio di stagioni, finalmente all’agognata coppa.
Non è accaduto nulla di tutto questo. Certo: a Sarri non è stata data in mano la squadra ideale, in assoluto come detto e nemmeno in relativo per sviluppare il suo gioco più esaltante, quello del Napoli per intenderci; e vale anche il contrario, cioè a questa squadra non è stato assegnato l’allenatore più adatto.
Fatto sta che dopo un inizio, che sembrava comunque presagire del movimento in campo e un’applicazione di qualche schema, idea, specie in verticale, totalmente ignorati dalla gestione Ossimoro, la Juve è tornata placidamente a passeggiare per il campo, cercando di sfruttare i colpi d’ala di qualche suo campione, senza quasi mai dare la sensazione di un meccanismo avvincente e studiato. La mano di Sarri è rimasta sul bloc-notes.
3) Lo scudetto è arrivato in modo agonizzante e per evidente manifesta inferiorità degli avversari, disperati ormai da quasi un decennio. E forse Inter (la più delusa, la più deludente), Roma, Napoli, Lazio, mettiamoci anche il Milan se si vuole (non l’Atalanta, che gli applausi li merita sul serio), hanno capito che se non l’hanno vinto manco quest’anno, nella stagione della (finta) rivoluzione tattica della Juve e di un arrivo al traguardo alla Dorando Pietri, la tirannia rischia di continuare a lungo.
4) Gli unici giocatori che arrivano al traguardo mostrando una crescita notevole e una possibile conferma futura sono solo due: Bentancour, che resta una mezz’ala e che come play basso perde il 30% della sua necessità, e De Ligt (forse ci potrebbe anche stare Demiral, ma purtroppo non ha praticamente mai giocato).
Dybala ha solo confermato le sue grandi doti e solo degli sciocchi potevano pensare candidamente di cederlo, salvo poi dire, come ha fatto Paratici un paio di settimane fa in tv, che la società ha sempre creduto in Dybala, perché mica solo i politici hanno la faccia come il culo. Cristiano Ronaldo resta una gioia e un ingombro, ma alla fine il suo lo fa sempre e certo pensare che un solo giocatore possa garantire i successi (anche quelli più desiderati) è sbagliare in partenza, ma su questo abbiamo già detto: la società è la prima colpevole.
5) L’elenco dei giocatori da salutare è lungo: Danilo è un mezzo brocco, Alex si è stancato di giocare da anni, Bernardeschi è il più grande bluff che ci si inventa a ogni mezza partita (ogni 20) che riesce a essere almeno sufficiente, Douglas e Khedira hanno un rapporto privilegiato con l’infermeria, Ramsey ha lasciato sé stesso all’Arsenal, Rabiot ha fatto per mesi la ballerina poi quando ha cominciato a giocare la squadra è sparita ancora di più con la sensazione che la sua esplosione sia soltanto di riflesso, Higuain è al tramonto, Matuidi ha piedi quasi peggio di Chiellini, De Sciglio è sempre un’incognita.
6) Se qualcuno spera che da qui a 10 giorni vedremo una squadra indemoniata e spettacolare,capace di asfaltare avversari fortissimi e vincere questa benedetta coppa, sappia che sognare resta un’attività importante. E anche se i pronostici sono fatti per essere sbagliati (il grande Brera scrisse che avremmo perso 5-1 col Brasile a Spagna ’82, e sappiamo come è andata a finire…), c’è sempre un limite a tutto.
p.s. Tutto questo al di là ovviamente di un finale triste per il calcio, con stadi vuoti e un virus maledetto.