LAZIO-MILAN (0-1). Dopo due giornate leggermente sottotono, il Milan ritrova il suo tocco vincente ed espugna l’Olimpico di Roma all’87’: tanto, troppo nervosismo condiziona gli uomini di Sarri che si ritrovano addirittura a terminare la sfida in otto, con l’ammontare di ben tre cartellini rossi. La sconfitta nell’anticipo di venerdì e appena undici giornate rimanenti non promettono nulla di buono per l’obiettivo biancocelesti di rimanere in Champions anche il prossimo anno, mentre i diavoli possono sorridere consolidando il terzo gradino del podio. Tra le mura laziali, a dirigere una sfida a dir poco infuocata è l’arbitro Di Bello che però si fa sfuggire totalmente la situazione di mano tra un rigore probabilmente non assegnato ai padroni di casa per un fallo di Maignan e la sfilza di espulsioni proprio sul finire della gara. Nel match che consegna ai rossoneri la 56ª lunghezza in classifica, entrambe le squadre schierano i loro pezzi da novanta, ma questo non basta per trovare gli specchi della porta che rimangono inviolati nel primo parziale. Al 57’, la sfida si ribalta con un doppio giallo ai danni di Pellegrini che strattona un Pulisic resosi fin troppo pericoloso: per tentare di dare qualcosa di più, il mister ex-Napoli e Juventus fa entrare Immobile e Hysaj, ma sono i meneghini a rimanere di più nella metà campo avversaria. La sostituzione vincente nelle fila lombarde arriva proprio al 71’ con l’ingresso in campo di Okafor che appena un quarto d’ora dopo riesce a battere un Provedel fino a quel momento ingiocabile. Sul finire dei tempi, gli animi si scaldano e non poco tra un Marusic mandato sotto la doccia per aver rivolto insulti all’arbitro e il direttore di gara che si trova a dover espellere anche Guendouzi, il tutto in un clima che sicuramente non ha favorito gli aquilotti nel ritorno contro il Bayern.
UDINESE-SALERNITANA (1-1). Un pareggio che vale tantissimo arriva nel momento giusto: i granata stanno provando a non lasciare andare il sogno di rimanere ancora in Serie A. Dopo la prestazione del lunch-match di sabato, rimane tanto rammarico in casa bianconera per una prestazione sicuramente non eccelsa ma che più che altro rimanda i friulani a una sola lunghezza dalla zona retrocessione. Con le vittorie di Verona e Cagliari, la competizione per non tornare in B si sta accendendo ogni giorno sempre di più e lo sanno bene sia Cioffi che Liverani. La sfida si decide tutta nel primo tempo con gli ospiti ad aprire i giochi, consci della situazione disastrosa nelle retrovie dove ben cinque difensori sono indisponibili per infortunio: con Dia ancora non pervenuto, è di nuovo Tchaouna a mettersi in mostra con un tiro a giro da fuori area che si deposita direttamente in rete. Decisi a non mollare, i padroni di casa provano a mettere la freccia con Lucca, ma la presenza di Ochoa in porta si frappone più volte tra i sogni del classe 2000 e la loro realizzazione. Sul finire del primo tempo, Lovric spreca l’occasione del vantaggio sull’inserimento di Thauvin, ma poi al 3’ di recupero Kamara si diletta in un eurogol in rovesciata sull’assist dello stesso francese. Il secondo parziale vede un Udinese molto più deciso a conquistare il bottino da tre punti ma tutto cambia quando Ebosele viene espulso per l’intervento decisamente troppo in ritardo su Bradaric: tra i fischi del (proprio) pubblico, i bianconeri escono a testa bassa sapendo che la prossima sfida sarà contro la Lazio.
MONZA-ROMA (1-4). Da quando De Rossi si è seduto sulla panchina giallorossa non ne sta sbagliando (quasi) nessuna e, sotto la sua guida, i capitolini sembrano aver trovato una marcia in più. Tra le mura amiche, Pessina e compagni cadono dopo quasi un mese e mezzo che aveva portato con sé cinque risultati utili e l’11° posto in classifica (a -1 dal Torino) a fronte di una formazione che inizialmente viene tranquillamente arginata dalle retrovie brianzole. A furia di attaccare, però, gli ospiti riescono a trovare il vantaggio al 38’: a segnare è capitan Pellegrini che dribblando tutta la difesa avversaria sale a quota 6 reti stagionali. Quattro giri di lancette più tardi, anche Lukaku si unisce alla festa: a secco dal 20 gennaio scorso, la punta belga apre il piattone sull’assist di Dybala e raddoppia il risultato. Per tentare qualcosa di diverso, Palladino inserisce Kyriakopoulos al posto di un (ancora) troppo anonimo Colpani: nonostante qualche bella azione da parte biancorossa, è di nuovo la Roma a segnare, questa volta con un trucco di magia da parte della Joya su punizione da fuori area. A chiosa di una serata che ben promette in vista della sfida col Brighton, Paredes cala il poker per i suoi capitalizzando un rigore a 8’ dalla fine e, quando Carboni segna l’1-4, per i padroni di casa ormai non c’è più tempo.
TORINO-FIORENTINA (0-0). Finale a reti bianche tra Torino e Fiorentina, ora a soli 5 punti di distanza l’una dall’altra: se i viola vogliono continuare a credere nella possibilità di una qualificazione in Europa anche per l’anno prossimo, per i granata la sfida di sabato sera è stata cruciale per tornare a macinare punti. Ancora una volta non sono mancate le polemiche per un arbitraggio che per alcuni è stato addirittura scandaloso: la doppia ammonizione arrivata a un subentrato Ricci in appena 120” non avrebbe rispettato le giuste tempistiche e, cosa più grave, il giocatore in forza ai padroni di casa non avrebbe rivolto alcuna frase lesiva al direttore di gara. Se già nella prima parte di sfida i piemontesi non erano riusciti a capitalizzare le loro migliori occasioni, la frustrazione crescente (e il fatto di essere in 10) non premia gli uomini di Juric che, nonostante tutto, riescono comunque a evitare di subire gli attacchi dell’ex-Belotti e Bonaventura. Poche azioni entusiasmanti consegnano infinte l’ottavo posto ai toscani, mentre il Torino si deve accontentare dell’ultima riga della parte sinistra della classifica.
VERONA-SASSUOLO (1-0). La domenica pomeriggio della Serie A si apre con l’importantissima vittoria dell’Hellas ai danni di un Sassuolo sempre più in crisi: oltre a essere precipitati al penultimo posto a seguito di quattro sconfitte consecutive, gli uomini del neo-arrivato Ballardini perdono proprio la loro miglior bocca da fuoco. Al 58’ del secondo tempo, Berardi – appena rientrato dall’infortunio – si accascia a terra e i successivi esami racconteranno della rottura del tendine di Achille: per il campione d’Europa in carica la stagione è finita nel lunch-match e Spalletti sa che non potrà contare su di lui quest’estate. Dall’altra parte, il 4-2-3-1 di mister Baroni completamente rivoluzionato dal mercato invernale si sta mano a mano rodando, con il tridente Lazovic-Suslov-Noslin appena dietro un ritrovato Henry. Al Bentegodi i primi 45’ vedono uno stallo tra le due formazioni, dove Montipò è attentissimo a non farsi superare da Consigli e un più che mai agguerrito Thorstvedt. Nella ripresa gli ospiti perdono completamente la testa dopo l’ennesimo infortunio del loro numero 10 e subiscono la rete di Swiderski che ruba il pallone a un disattento Henrique. Nonostante gli ultimi scatti (e cambi) sul finire dei giochi, il tabellino finale recita 1-0 per gli scaligeri che ringraziano e salgono al 17° posto.
EMPOLI-CAGLIARI (0-1). La striscia di risultati positivi di mister Nicola si infrange contro il muro rossoblù di mister Ranieri e così il Cagliari si riporta a -2 dall’Empoli: al Castellani i toscani incassano l’ottava sconfitta casalinga perdendo tre punti che sarebbero stati importantissimi in ottica salvezza. Nonostante la buona prestazione da parte di Cambiaghi e compagni che a fine gara toccano i 16 tiri totali, è Jankto a firmare il secondo clean-sheet stagionale per i sardi. Tanta sfortuna da parte azzurra tra una porta avversaria che sembra stregata, un gol annullato e un rigore che (forse) c’era, tutti aspetti che fanno il buon gioco degli ospiti che scappano sulla fascia con Zappa e – su una respinta –centrano il vantaggio con il loro numero 21. Decisi a non mollare il colpo, entrambi gli allenatori effettuano diversi cambi ma il triplice fischio arbitrale sancisce la vittoria per gli isolani che la prossima giornata si giocheranno lunghezze importanti contro la Salernitana.
FROSINONE-LECCE (1-1). Un punto per uno non fa male a nessuno, soprattutto considerando che sia Frosinone che Lecce stanno lottando per non dover retrocedere la prossima stagione. Checché ne dica il risultato, allo Stirpe va in scena una sfida all’ultimo sangue che si sblocca solo al 2’ di recupero del primo parziale: dopo 45’ passati ad attaccare senza sosta, Cheddira apre le danze sfruttano un’uscita non troppo puntuale di Falcone che punisce con un destro nell’angolo. Pochi minuti dopo l’inizio della ripresa, però, tutto cambia: la difesa ciociara si fa sfuggire Krstovic che scatta in direzione di Cerofolini il quale non può fare altro che affossarlo in area; a battere il rigore per i salentini si presenta Rafia il cui tiro, tuttavia, viene parato agilmente dall’estremo difensore avversario. Neanche il tempo di esultare che subito il direttore di gara notifica che il penalty va ripetuto per l’entrata in area di due giocatori prima del tempo e – dagli 11 metri – il montenegrino non sbaglia. Nell’ultima parte di gara, i ciociari provano a riportarsi in vantaggio con Gelli e Kaio Jorge, ma ormai non c’è più tempo: tra legni colpiti e molta sfortuna, il Frosinone si deve arrendere al pareggio portandosi a +1 dalla zona retrocessione, cosa che non fa ben sperare in vista della delicatissima trasferta a Sassuolo.
ATALANTA-BOLOGNA (1-2). Una vittoria in rimonta dal sapore dolcissimo, ecco cosa mancava al Bologna che domenica sera ha espugnato il Gewiss Stadium consolidando ulteriormente il quarto posto in classifica. Per i rossoblù sognare non costa nulla, mentre per l’Atalanta ora le cose iniziano a diventare difficili essendo a -5 dalla zona Champions: le due sconfitte rimediate contro i felsinei in questa stagione rischiano di allontanare gli uomini di Gasperini da qualsiasi competizione europea. Cambiando la sua solita formazione, Motta schiera un 4-1-4-1 per tentare di arginare il più possibile gli attacchi di Lookman e compagni ma provando comunque a lanciarsi in avanti con il solito Zirkzee supportato dal quartetto Orsolini-Fabbian-Ferguson-Ndoye. Per una squadra come quella bergamasca servono 28’ per portarsi in vantaggio, complice un avversario veramente agguerrito: la 49ª rete nerazzurra in campionato è firmata dal numero 11 in prestito dal Leicester City, abilissimo a farsi trovare al posto giusto al momento giusto su una respinta di Skorupski. Se il primo tempo si gioca a ritmi altissimi, il secondo non è da meno: dopo un’occasione mancata da Calafiori, la punta olandese riporta la situazione in parità con un penalty che riesce a beffare anche un portiere di livello come Carnesecchi. Nel giro di 2’, gli ospiti segnano il 2-1 grazie a Ferguson il quale, con la fascia da capitano al braccio, trascina i suoi verso i tre punti con un tap-in che fa sognare in grande.
NAPOLI-JUVENTUS (2-1). Niente da fare per la Juventus: da cinque anni ormai la Vecchia Signora non riesce a espugnare il Maradona e lo stesso schema si è ripetuto proprio domenica sera. In una partita in cui gli ospiti sono stati abilissimi nel costruire occasioni da gol ma per niente a capitalizzarle, l’uomo di Calzona (inaspettatamente) si rivela Giacomo Raspadori: dopo una prestazione un po’ in sordina, l’attaccante campione d’Europa in carica segna il gol della vittoria a 2’ dalla fine dei giochi. Ma andiamo con ordine: già al 10’ la Juventus suona la carica con il suo tandem Chiesa-Vlahovic e proprio quest’ultimo si sfiora di testa la rete dell’1-0; ancora, venti minuto più tardi lo stesso serbo si ritrova a gestire un pallone da appoggiare facilmente in porta, ma sbaglia tutto quando colpisce il palo. Al 42’, i padroni di casa riescono finalmente a mettere la freccia con Kvaratskhelia che sembra tornato quello di un tempo: un cross di Di Lorenzo viene accidentalmente deviato da Bremer sui piedi del georgiano che non ha difficoltà a battere Szczesny. Nel secondo parziale le due squadre continuano a lottare, l’una per assicurarsi la vittoria, l’altra per riaprire la sfida: mischiando le carte in tavola, Allegri inserisce Weah, Yildiz e Nonge e finalmente il contropiede offensivo dà i suoi frutti con Chiesa segna dopo quasi due mesi a secco con un tiro spettacolare dalla distanza. A combinare il pasticcio, però, è proprio il giovanissimo 2005 ex-Anderlecht: subentrato al 76’ al posto di Miretti, il centrocampista interviene in maniera troppo brusca su Osimhen consegnando ai partenopei il rigore della vittoria. Nonostante questo, la colpa non è da imputare a un solo giocatore ma a una squadra che probabilmente ha smesso di lottare per i grandi obiettivi.
INTER-GENOA (2-1). Termina a San Siro la 27ª giornata di Serie A, con l’Inter sempre più vicina al tricolore: i ragazzi di mister Inzaghi giocano, e giocano benissimo, a un livello che in questo momento non ha eguali nel campionato italiano; il progetto della società nerazzurra sta dando i risultati sperati e ora i meneghini stanno puntando più che in alto. Nel posticipo di lunedì sera, il Genoa perde punti preziosi e scivola a -4 dal decimo posto, complice sicuramente un arbitraggio che è stato, ancora una volta, più che discutibile: al 38’ Giovanni Ayroldi opta per assegnare un calcio di rigore ai padroni di casa per un intervento di Fendrup su Barella e proprio al direttore di gara verrà recriminato il fatto di non aver cambiato idea nonostante il check al VAR dimostrasse ben altro svolgimento dei fatti. A San Siro il Grifone si rende protagonista di un’ottima prova di carattere mancano il vantaggio al 26’ con un colpo di testa di Retegui che viene deviato in corner; il match si sblocca solo con Asslani che da qualche giornata sta diventando sempre più importante nell’economia di gioco lombarda: verso la mezz’ora, Sanchez (preferito ad Arnautovic) scodella un pallone perfetto per il collega il cui destro non perdona. Quasi 10 giri di lancetta più tardi, i padroni di casa raddoppiano con il penaltycapitalizzato proprio dal cileno classe 1988 che tra un gol e un assist ha fatto la fortuna dei suoi fantallenatori. I rossoblù non demordono e provano a riprendere la partita con Vázquez che nega a Sommer la gioia del 17° clean-sheet in campionato grazie un volley da fuori area che spiazza tutta la difesa nerazzurra. Sul finire della sfida, gli ospiti tentano un forcing disperato ma si devono arrendere alla squadra che ora si porta a quota +14 sulla seconda.