1) Mi arrendo. Ho pensato che il dopo Ossimoro avrebbe portato finalmente anche un po’ di gioco e divertimento e le prime partite, in questo, erano allettanti. Poi lo stop, l’involuzione e adesso direi la stagnazione. Gioco scomparso, ritmi sonnolenti e di nuovo colpi magistrali dei singoli. Registriamo quindi le consuete vittorie, grazie alle prodezze di alcuni campioni, ma anche la povertà assoluta di gioco, di rabbia, di velocità, direi quasi la voglia di giocare. La squadra che si stava avviando verso un dna sarriano, ora ha un dna vuoto. Mette noia e tristezza. A parte i colpi improvvisi dei fenomeni. La statistica spiega meglio di altre cose: la Juve ha il 7° (dicesi: settimo) attacco della serie A come gol realizzati. Credo voglia dire qualcosa. E delle 10 partite vinta, una sola è arriva con doppio gol di scarto. Lapalissiano.
2) Non è che ogni volta gli avversari della Juve giocano partite buone o buonissime. Semmai è la Juve che permette loro di giocarle. Lo avevo detto. Meglio ricordarlo.
3) Se credi di essere un dio del pallone, devi fare i conti anche con la realtà. E capire da solo che stai giocando male (perché non è possibile che di questi tempi tu non lo abbia capito), che nessuno può essere intoccabile, che se stai male non puoi giocare, che se vieni sostituito non sei il figlio di Kim Jong-un e non stai giocando in Corea. Quindi diciamo che hai fatto una figura di merda. Prima in campo, poi quando sei uscito.
4) In tutta questa delusione (di speranze di gioco per ora abbandonate), gioisco almeno per quei giocatori che dovevano partire e si dimostrino al contrario sempre più importanti, decisivi. Higuain (sempre più bravo nel ruolo di non-attaccante), e soprattutto Dybala, che regala meraviglie costanti (anche ieri il migliore, assieme a Scesny), dedicandole immagino a Ossimoro, che non capiva cosa poteva farsene, Paratici e Nedved, che forse capiscono ancora meno.